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A 22 anni, il mio sogno era salvare vite. L'adrenalina dell'emergenza/urgenza, quella sensazione unica di fermezza, sangue freddo e mente lucida, era ciò che mi motivava. A 27 anni mi sono appassionato al risk management, così ho capito che volevo di più: garantire a tutte le persone fragili e disabili l'accesso alle cure. A 30 anni, ho realizzato che a parità di risorse, si possono curare (quasi) tutti. Mi sono fermato a riflettere: l'idea di poterlo fare era incredibile e meritava di essere studiata nel dettaglio. Nel frattempo, mi sono divertito ad aiutare altri con sogni ambiziosi come il mio e a trasformarli in realtà. E, forse senza accorgermene, ho capito che il processo è stato sempre lo stesso: prendermi cura.