Brandplane

Strategic marketing and content consultancy for Brandplane's client companies.
Skills: Marketing · Marketing Strategy

Senior Marketing Strategist

Antonio Dalla Libera

Marketing consultancy services, including brand marketing, targeted strategies, digital and traditional marketing, as well as team and project management. Development of effective marketing strategies based on the specific needs of the company to enhance the success of brands, products, and services.

Marketing strategy consultant

Koncentus

I'm responsible for ✔ Strategic marketing for businesses ✔ Training in sales and effective communication ✔ Copywriting.

Co-founder / Marketing strategist

SOS WP

- Lead generation team management
- Management of the new training projects
- In cooperation with the team, creation of funnel on lead generation and new project launches

Project Manager and Funnel Strategist

I-Tech Medical Division

Strategic and operational consultant to the Marketing and Sales Department.

Marketing consultant

• Design and Web content management of the company websites
• Corporate blog and social media management combining the effective web communication with the medical technical language 
• Commercial team coaching about marketing and effective communication
• Supervision from the idea to the creation of the whole  commercial and promotional material online and offline
• Daily collaboration with the CEO, the Sales Director and the R&D Manager to develop the online and offline marketing strategies, aiming for the continuous technological innovation and the maximum sales coverage

Marketing Manager

Fully Cloud Solutions (Pradac Informatica spin-off)

• Web content management with keen attention for cloud projects
• Drafting of promotional documents 
• Design of multimedia presentations and supervision on company social media presence
• Negotiation and collaboration with vendor partners and related drawing up of business agreements
• Close collaboration with the business developer to execute and develope the marketing strategy

Marketing Manager Cloud Business Unit

Pradac Informatica S.r.l.

• Sviluppo della rete commerciale dei prodotti cloud relativi al progetto Fully (www.fullyhub.com). 
• Studio e continua ricerca di nuovi potenziali canali di vendita paralleli al progetto Fully (www.fullyhub.com), cercando di sfruttare il più possibile le conoscenze e le tecnologie già implementate da Pradac Informatica, come System Integrator
• Coordinamento delle risorse coinvolte negli aspetti commerciali (Proprietà, responsabile B.U. Cloud, e commerciali sul territorio italiano) accentrando le idee di tutti in un'unica azione propositiva per l'ottenimento della migliore soluzione di vendita possibile
•Supporto allo sviluppo di partnership strategiche attraverso la ricerca, il contatto e la negoziazione con potenziali aziende partner al fine di aumentare il valore dei prodotti a marchio Fully, sia dal punto di vista tecnico che commerciale

Sales and Marketing Manager Cloud Business Unit

Attività di progetto:

• Redazione e organizzazione della documentazione tecnica di progetto (es. specifiche, manuali, documentazione legale e commerciale)
• Gestione del calendario dei meeting, al fine di focalizzare il più possibile il team verso il raggiungimento degli obbiettivi del progetto
•Promuovere la comunicazione all’interno del team, allo scopo di migliorare il clima e la collaborazione del gruppo (es. mediare il dialogo tra il management e gli sviluppatori, aggiornare tempestivamente le persone su tutti i dettagli inerenti al progetto)

Attività Enterprise oriented:

• Gestione e archiviazione dei dati/documenti e delle varie “lessons learned” relative ai progetti  per facilitare il loro riutilizzo nei progetti futuri
• Promozione di una positiva immagine aziendale nel dialogo tra il management e i partner/clienti, valorizzando le competenze applicate nei progetti

Project Office Manager

Simed S.r.l.

Responsabile delle relazioni tecnico-commerciali con i clienti esteri, anche al di fuori del mercato europeo, con completa autonomia nelle scelte strategiche aziendali.

Account Executive

Responsabile di produzione con mansioni di pianificazione, documentazione e coordinamento del personale addetto al reparto produttivo hardware e customizzazione software. Supervisore alla gestione qualità nella produzione di apparecchiature elettromedicali.

Production Manager

OVERVIEW
I’m a Strategic Marketing Manager with 15+ years of experience.
I help B2B companies and professionals build clear, actionable and sustainable brand and marketing strategies.
I combine the rigor of scientific marketing with a pragmatic, human approach: no over-engineering, just clarity, structure and processes that truly work.
I support internal teams, train them, and help them grow.
I don’t just advise — I guide, simplify and build alongside them.
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WHO I AM
I specialize in brand, marketing and content strategy for B2B companies, with solid experience in health, wellness and ICT sectors.
I help entrepreneurs and marketing teams bring order to chaos through structured yet agile frameworks that turn strategy into action — without wasting time or energy.
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WHAT I OFFER
• Clear, grounded strategy: aligning business goals, branding and content through tailored, no-nonsense planning
• Team training and mentoring: empowering small marketing teams, improving internal processes and elevating strategic thinking
• Effective communication: crafting messages that align with the brand’s identity and resonate with the right audience
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WHY ME
• Reliable: I bring structure, presence and a clear vision
• Pragmatic: my strategies are simple to understand, easy to implement and designed to last
• Human: I guide without pressure, educate without ego and help you grow with confidence and autonomy
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CONTACT
You can message me directly here on LinkedIn, send an email to info@antoniodallalibera.com or visit antoniodallalibera.com.

Due anni senza di te.
E manchi tantissimo.
Anche a chi non ha mai avuto il coraggio di ammetterlo.

Strategic Marketing Manager | 15+ years in Health & Wellness, 10+ in ICT | Proven B2B growth experience | Committed to restoring trust in marketing.

FOCUS ET FURBES
Il cliente (NON) ha sempre ragione

Il cliente ha sempre ragione.
No, Il cliente ha sempre memoria.

Nel nuovo episodio di Focus et Furbes per Be racconto perché questa frase, ripetuta ovunque, non solo è falsa ma rischia anche di farci lavorare male.

Il cliente può sbagliarsi e succede spesso, ma si ricorda perfettamente come lo hai fatto sentire.

Se siamo stati chiari, onesti e se abbiamo avuto il coraggio di dire un “no” motivato invece di un “sì” per chiudere in fretta, allora non avremo solo un cliente.
Avremo qualcuno disposto ad ascoltarci di nuovo.

#BeOstiliDigitali
Se vuoi leggere gli altri contenuti di Be, clicca sull’hashtag #Be10

Non vendere. Tratta.

Ogni volta che comunichiamo, stiamo negoziando.
Con un cliente, con un collega, con il mercato o con noi stessi.
E se imparassimo a comunicare come in una trattativa, ma con onestà e metodo, cambierebbe tutto.

Ne ho scritto in modo più approfondito su Substack, in un articolo che parte da un libro straordinario e che spiega come usare alcuni principi della negoziazione per comunicare meglio.

Lì parlo di framing, storytelling, tensione e fiducia:  leve semplici ma potenti per farsi ascoltare davvero.
Qui sarebbe stato troppo lungo per spiegarle come meritano.

Se ti va di leggerlo, trovi l’articolo completo qui.
https://lnkd.in/dr67fduJ

𝗩𝗘𝗡𝗘𝗥𝗗𝗜̀ 𝗦𝗧𝗥𝗔𝗧𝗘𝗚𝗜𝗖𝗢 #𝟴
Una strategia non fallisce quasi mai perché è sbagliata.
Fallisce perché viene interrotta troppo presto.

Nella maggior parte delle aziende, il problema non è l’idea di partenza, ma la mancanza di pazienza strutturale.
Aspettano risultati immediati da processi che, per natura, maturano nel tempo.

Ma il marketing, se è fatto bene, non è una scorciatoia, è una costruzione.

E come ogni costruzione, ha fasi invisibili, momenti di stallo apparente, tempi tecnici da rispettare.
Il fatto che tu non veda ancora risultati non significa che la strategia non stia funzionando.
Significa che non sei ancora nel punto in cui si vedono.

Chi cambia direzione troppo spesso, inseguendo stimoli, promesse o urgenze interne, si condanna a ricominciare sempre da zero.
E a pagare il prezzo dell’impazienza.

Dai che è venerdì! 😃

MARTEDÌ MENTALE #6

Il marketing non è una guerra di armi.
È una guerra di percezioni.
E Sun Tzu l’aveva già capito 2.500 anni fa, me ne sono reso conto ieri mentre rileggevo il suo famoso trattato.

“La suprema arte della guerra è sottomettere il nemico senza combattere.”

Nel marketing succede ogni giorno.
Vincono le aziende che occupano la mente del cliente prima che ci arrivi qualcun altro.
Non serve gridare.
Serve posizione.

Sun Tzu direbbe:

- Conosci il terreno.
→ Significa conoscere il mercato reale, non quello che ti racconti da solo. Capire dove hai davvero margine.

- Conosci il nemico.
→ Studia i competitor solo per capire dove non combattere. Il vero vantaggio è nei vuoti, non nei duelli.

- Conosci te stesso.
→ La parte più ignorata del marketing: sapere chi sei, cosa puoi promettere, cosa puoi mantenere davvero.

Molti brand falliscono non per mancanza di coraggio.
Falliscono per ignoranza del contesto.
Combattere ovunque è la strategia più rapida per perdere tutto.

Il marketing strategico non è l’arte di “vendersi bene”.
È l’arte di scegliere dove non vendere.
E non c’è niente di più concreto di questo.
___________________

Se questo tema ti ha fatto riflettere, lunedì pubblicherò su Substack un approfondimento su come applicare L’Arte della Guerra al marketing strategico, con esempi concreti e casi reali.
Mi trovi qui:
antoniodallalibera.substack. com
(Lo so che c’è uno spazio errato prima del com 😄)

VENERDÌ STRATEGICO #6

Oggi torniamo alle basi, proprio perché in quanto tali, sono anche le più ignorate. C’è un equivoco enorme che blocca PMI, freelance e pure aziende strutturate: l’idea che il marketing debba vendere.

È esattamente il contrario.
Il marketing strategico non vende.
Il marketing strategico fa vendere.

La differenza sembra sottile ma in realtà è un abisso.

Quando pensi che il marketing debba vendere, ti aspetti che un post, una campagna, una landing o un reel generino subito conversioni. Ah mamma, i fan sfegatati del direct marketing. 😫
E così inizi a cambiare tutto ogni settimana: messaggi, promozioni, offerte, visual, tono. Un eterno inseguimento che genera solo rumore.

Quando invece capisci che il marketing deve creare le condizioni perché la vendita succeda, fai ciò che davvero sposta il mercato:

- costruisci riconoscibilità, così non entri in trattativa come uno sconosciuto
- dai coerenza ai messaggi, così il cliente percepisce solidità
- lavori sulla memoria, così vieni in mente quando serve
- chiarisci il posizionamento, così non devi giustificare ogni prezzo
- elimini attrito cognitivo, così il commerciale non deve scalare montagne

Il marketing strategico non chiude la vendita, apre le porte.
È il contesto che trasforma un lead in cliente, non il post del giorno.
Infatti, le aziende che crescono non sono quelle che hanno “un drago di commerciale” ma quelle che fanno in modo che non serva essere per forza dei supereroi per vendere.

Se il marketing è fatto bene, la vendita diventa probabile, se è fatto male, diventa appunto eroica (poveri commerciali). 
Il giorno in cui questa cosa diventa chiara, cambia tutto.
Si smette di valutare il marketing per quanto vende oggi, e si inizia a valutarlo per quanta vendita rende possibile nei prossimi anni.

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Ti è piaciuto questo post? Su Substack scrivo approfondimenti su questi temi dove spiego ad esempio come il marketing costruisce sistemi che vendono anche quando non stai vendendo tu.
Se ti iscrivi con la mail, ti arrivano direttamente in inbox, senza algoritmi:
antoniodallalibera.substack. com

𝗠𝗔𝗥𝗧𝗘𝗗𝗜̀ 𝗠𝗘𝗡𝗧𝗔𝗟𝗘 #8
Un fatto spesso (troppo) ignorato del marketing:
le persone non si accorgono di noi quanto crediamo.

La mente umana filtra quasi tutto ciò che non serve nell’immediato.
Non lo fa per superficialità, ma per sopravvivenza cognitiva: abbiamo un'attenzione limitata, tempo limitato e una memoria molto selettiva.

Ed è qui che molti fraintendono.
Non significa che branding, valori o identità non servano.
Significa però, occhio che questa è importante, che non entrano nemmeno in gioco se prima non superiamo il filtro dell’attenzione.

Il processo è semplice, ma raramente spiegato così:

1 - Prima devi essere notato (altrimenti non esisti).
2 - Poi devi essere ricordato (altrimenti non torni).
3 - Poi devi essere credibile (altrimenti non scegli).
4 - Poi devi essere coerente (altrimenti non resti).

Il branding serio vive soprattutto nei punti 3 e 4,
ma senza 1 e 2… nessuno lo vede.
A costo di essere ripetitivo, senza 1 e 2, nessuno TI vede.

Per capirlo, ecco due esempi didascalici:

Esempio B2C
Quando scegli un prodotto “di scaffale” come pasta, shampoo, dentifricio, i valori del brand contano solo se quel brand ha già conquistato la tua attenzione e la tua memoria in passato.
Se non lo riconosci al volo, non arrivi mai alla parte “valori”, purpose, ecc.

Esempio B2B
Un’azienda può avere una brand identity impeccabile e una mission bellissima.
Ma se nella mente del decisore l’ultimo ricordo concreto è una risposta arrivata in ritardo o un processo poco chiaro, il brand perde terreno.
Non perché i valori non contino, ma perché coerenza operativa e segnali cognitivi li rafforzano o li indeboliscono.

Il punto è questo: il branding dà profondità alla scelta, ma non può sostituire la memoria e la chiarezza che rendono possibile quella scelta.
In altre parole: i valori fanno restare, ma è la rilevanza mentale che fa iniziare.

Chiaro no? 😅
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Sono un marketing strategist.
Quello che condivido nasce da progetti reali, con aziende vere, immerse nella complessità del mercato.
Marketing concreto, non solo teoria, con tanto buon senso.

MARTEDÌ MENTALE #9

Esiste un bias cognitivo potente, conosciuto da molti, usato nel marketing ma spesso ignorato: l’effetto ancoraggio¹.

Il cervello umano non valuta mai le informazioni in modo assoluto. Ha bisogno di un primo riferimento, anche casuale, per dare un senso a tutto ciò che segue. Quel dato iniziale diventa il punto di confronto implicito su cui si fonda ogni giudizio successivo.

Esempi quotidiani:

Un software B2B che apre con “Piano annuale a 4900 euro” rende qualsiasi opzione successiva più accettabile, anche se non è economica.

Un dentista che espone per prima una tariffa da 4800 euro per un impianto fa sembrare molto accessibile la pulizia a 120 euro.

Un freelance che scrive “prenotazioni chiuse fino a marzo” viene percepito come autorevole prima ancora di dire cosa fa.

Un sarto che ti vende un completo a 1800€ e solo alla fine ti propone la cravatta a più di 100€ rendendola percettivamente quasi economica.

Questo non è manipolare solo a patto che l’ancora sia vera, rilevante e verificabile.
Manipolare significa costruire un riferimento ingannevole per ottenere una reazione emotiva.
Comunicare efficacemente, invece, significa progettare consapevolmente il primo dato che il pubblico incontrerà, sapendo che influenzerà tutto il resto.

Lo ripeto perché ti conosco mascherina: questo non è manipolare se l’ancora è vera, rilevante e verificabile.

¹ Effetto ancoraggio: bias descritto da Amos Tversky e Daniel Kahneman (1974), secondo cui il primo dato percepito influenza in modo sproporzionato tutte le valutazioni successive.

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Sono un marketing strategist e ciò che condivido nasce dall’esperienza diretta con aziende, team e progetti.
Marketing concreto, non solo teoria, con tanto buon senso.

L'arte di vincere senza combattere.

Come promesso nel post di martedì scorso, ho appena pubblicato su Substack un approfondimento dedicato a L’arte della guerra applicata al marketing strategico.

Un articolo che parte da Sun Tzu ma parla molto concretamente di come leggere il mercato, scegliere il terreno giusto ed evitare battaglie inutili.

Chi è iscritto alla newsletter l’ha già ricevuto direttamente in inbox.
Per tutti gli altri, lo trovate nel mio Substack.

Link nel primo commento. 😊

Non é la benda a far crescere un brand.

La campagna Hathaway non è una storia di creatività.
È una storia di percezione che noi continuiamo a raccontare nel modo sbagliato.

Ho pubblicato un nuovo articolo su Substack perché quella vicenda, ripetuta per decenni come mito pubblicitario, dice molto meno sulla “genialità della benda” e molto più su come funziona davvero la mente umana quando deve scegliere.

È una storia che parla di quanto spesso confondiamo il dettaglio affascinante con il meccanismo che lo rende possibile.

Per capire un po’ meglio il marketing non per come viene narrato, ma per come accade davvero nella mente delle persone, trovi il link all’articolo nei commenti.

VENERDÌ STRATEGICO #7
Le regole cognitive che nessun brand può ignorare.

Vedo aziende e professionisti investire in storytelling, palette, claim, valori, mission, purpose.
Niente di male, anzi.
Il problema è che spesso si parte dalla parte sbagliata.

Perché, prima del messaggio, della creatività o dell’identità, c’è una cosa molto più semplice e molto più scomoda: il modo in cui funziona la mente umana.

La behavioral economics¹ lo dice da decenni: non scegliamo con logica, scegliamo con scorciatoie.
E un brand funziona solo se si inserisce dentro queste scorciatoie.

Con le PMI capita la scena: l’imprenditore illuminato che dice “il nostro brand deve essere profondo, unico, identitario”.
Ok, non lo dice proprio così… ma il concetto è quello. 😅
Tutto giusto.
Ma prima di tutto deve essere ricordabile.

Il motivo per cui insisto su questo è che possiamo discutere all’infinito di palette, mission, tono di voce e storytelling, ma se non partiamo dal modo in cui il cervello filtra e seleziona le informazioni, tutto quel lavoro rimane fragile.
L’identità serve, ma da sola non basta perché non vive nei manuali di brand ma nella mente delle persone.

Ed è una mente che funziona con queste regole cognitive:

Availability Bias
Scegliamo il primo brand che il cervello ci propone.
Non è il migliore: è il più disponibile nella memoria.

Mere Exposure Effect
Ci fidiamo di ciò che vediamo spesso.
La familiarità genera fiducia, anche senza esperienza diretta.

Cognitive Load
Se capirti richiede fatica, passo oltre.
Un brand confuso non è complesso: è costoso per la mente.

Salience Effect
Nel rumore notiamo solo ciò che emerge con chiarezza.
Non serve essere “creativi”: serve essere distinguibili.

Framing Effect
La promessa non vale in assoluto, vale come la presenti.
Il branding è sostanza, ma anche architettura del messaggio.

Heuristics
Le scorciatoie che guidano (quasi) tutto:
“È ovunque, quindi funziona.”
“Lo riconosco, quindi mi fido.”
“Lo capisco subito, quindi lo scelgo.”

Il punto è che le persone non scelgono il brand più emozionante, ma quello più facile da ricordare, riconoscere e processare.

È così che funziona la mente ed è così che deve funzionare il marketing.

¹ 𝘓𝘢 𝘣𝘦𝘩𝘢𝘷𝘪𝘰𝘳𝘢𝘭 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘴 è 𝘶𝘯 𝘤𝘢𝘮𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘪𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘯𝘪𝘴𝘤𝘦 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘢, 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘢 𝘦 𝘯𝘦𝘶𝘳𝘰𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘱𝘪𝘦𝘨𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘪, 𝘤𝘰𝘨𝘯𝘪𝘵𝘪𝘷𝘪, 𝘦𝘮𝘰𝘵𝘪𝘷𝘪 𝘦 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢𝘭𝘪 𝘪𝘯𝘧𝘭𝘶𝘦𝘯𝘻𝘢𝘯𝘰 𝘭𝘦 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦.

———————
Lunedì su Substack pubblico un articolo in cui racconto perché Reeves (sì, proprio quel Mad Man degli anni ’50) aveva capito queste dinamiche molto prima della behavioral science, e perché oggi, nel casinò estetico dei rebrand compulsivi, la sua lezione è più attuale che mai.
Se vuoi leggerlo, lo trovi nella tua mail iscrivendoti dal link nei commenti.

𝗠𝗔𝗥𝗧𝗘𝗗𝗜̀ 𝗠𝗘𝗡𝗧𝗔𝗟𝗘 #𝟳

C’è un meccanismo mentale di cui si parla pochissimo, ma che condiziona più scelte di quanto pensiamo: la scorrevolezza cognitiva.
In pratica, il cervello tende a fidarsi di ciò che “gli scivola dentro” senza fatica, cioè di tutto ciò che richiede poca energia per essere capito, letto o ricordato. Non perché sia più giusto o più efficace, semplicemente perché è più semplice da elaborare.

È il fluency bias, e nel marketing pesa molto più di quanto si ammetta. Capita spesso che un’idea sembri valida solo perché è scritta bene o perché fila via con facilità, mentre un’altra, magari più fondata, ci convince meno perché richiede qualche secondo in più di attenzione.

Due esempi:

- Nel pharma B2B, un dispositivo spiegato con tre passaggi chiari viene scelto più spesso di uno descritto con un linguaggio tecnicamente impeccabile ma più complesso. Non è una questione di competenza del medico, è che in una giornata di visite e urgenze, la mente premia ciò che richiede meno sforzo.

- Nelle micro-imprese, molti preventivi vengono accettati non perché l’offerta sia migliore, ma perché il documento è scritto in modo più lineare, con frasi pulite e numeri leggibili. Il contenuto è identico a quello dei concorrenti, ma la scorrevolezza crea un senso immediato di ordine e affidabilità.

Per questo vale la pena fermarsi un attimo e chiedersi quante decisioni prendiamo davvero sulla base della sostanza, e quante invece perché una certa formulazione “ci suona giusta” al primo colpo. A volte quello che percepiamo come intuizione è solo un messaggio che ci ha chiesto meno energie mentali.

Capirlo non significa diventare diffidenti, ma più consapevoli. Perché nel marketing, come nella vita, non tutto ciò che scorre bene è automaticamente anche ciò che funziona meglio.

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Sono un marketing strategist e ciò che condivido nasce dall’esperienza diretta con aziende, team e progetti.
Marketing concreto, non solo teoria, con tanto buon senso.

Ieri ho fatto una live con colleghi (e amici) per parlare di marketing strategico.

Secondo me qualcosa di interessante é uscito, se ti va, la puoi rivedere qui. 👇

Founder e brand analyst & project 🍌 Banana Splint 🍌 • Brand analysis dei touchpoint digitali e fisici e brand project per startup, medie imprese e studi professionali tecnici

I 4 assi del brand

Analisi di marketing. Analisi di brand. Strategia di brand. Strategia di marketing.

Avremo letto e sentito queste frasi tantissime volte, spesso non capendo a cosa servono realmente e quali sono le loro differenze.
Per questo motivo, ho chiesto a tre miei esimi colleghi di parlarne nel modo più chiaro possibile: Antonio Dalla Libera, Federico Buonaurio e Matteo Miotto.

Martedì 25 novembre, alle 18.00, saremo in live per parlarvi di come funzionano le analisi e le strategie di marketing e di brand.
"Perché il miglior brand nasce da qui".

Se:
➡️ siete imprenditori e imprenditrici e volete rafforzare la vostra impresa
➡️ volete fondare un vostro brand
➡️ appassionati di marketing e branding

questa live è giusta per voi.

Vi aspettiamo con penna e taccuino. E un sacco di domande 😁
A martedì prossimo!

#Comunicazione #Brand #PersonalBranding #ChiaraRomano #QualcosaDiCuiParlare

Paola Cambielli, Giuseppe Schiavone and 28 other attendees

Qualcosa di cui parlare - I 4 assi del brand

Rosser Reeves non ha solo inventato la USP.

Ha intuito come funziona il branding nella mente delle persone.
Più che emozionare e persuadere, serve imprimersi, rimanere nella memoria.

Ne ho parlato approfonditamente in questo articolo.
Buona lettura e buona memoria. 😊

https://lnkd.in/du7aTGjd

Ma qual è il ritorno di investimento di una strategia di brand? E in quanto tempo lo vedo?
Ne parlo qui.👇

Open article: ROI o tempo? by antoniodallalibera.substack.com

Una volta Asimov ha detto…

https://lnkd.in/d-f7sX_J

“Una volta Asimov ha detto… “
Il mio articolo su Substack 

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